Il Piano Industria 5.0 rappresenta un tassello fondamentale nell'evoluzione dell'industria italiana verso una maggiore innovazione e risparmio energetico, permettendo incentivi fino al 45% per l’acquisto di beni materiali e immateriali, e, in presenza di questi, finanzia anche sistemi di autoproduzione di energia rinnovabile (impianti fotovoltaici) e formazione del personale.
L’incentivo è offerto sotto forma di credito d'imposta e permette una strategica cumulabilità con altri bonus esistenti, a condizione che non si ecceda il costo totale dell'investimento.
La cumulabilità deve avvenire nel rispetto della normativa nazionale ed europea, in particolare del regolamento UE 2021/241, che stabilisce le condizioni per la cumulabilità degli aiuti nell'ambito del Recovery and Resilience Facility (RRF), parte del Next Generation EU.
Cumulabilità, però, più virtuale che reale. Il Decreto Attuativo Interministeriale non è ancora uscito, nonostante le rassicurazioni, e nel frattempo i tempi per fruire degli altri incentivi si accorciano, e i fondi si esauriscono.
Uno degli aspetti più rilevanti del Piano Industria 5.0 era la sua compatibilità con la Nuova Sabatini destinata alle Piccole Medie Imprese per finanziamenti a fondo perduto atti all’acquisto di macchinari e attrezzature avanzate. I finanziamenti possono coprire dal 7 al 10% del costo del bene, ed hanno tassi agevolati:
2,75% per gli investimenti ordinari
3,575% per gli investimenti 4.0
3,575% per gli investimenti green, sinergia perfetta per i beni Industria 5.0.
Degli oltre 4 miliardi e mezzo stanziati, però, a fine giugno solo il 2% era rimasto disponibile, meno di 100milioni di euro.
Permane la seconda compatibilità fondamentale del Piano Industria 5.0: quella con il “Credito d’Imposta R&S”, che sostiene ricerca, sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica, con quote variabili, dal 5% al 20% (dal 25% al 45% per le imprese del Sud).
Le spese ammissibili riguardano:
spese per il personale direttamente impiegato nello svolgimento delle attività di ricerca, sviluppo, innovazione, ideazione estetica e design
quote di ammortamento, i canoni di locazione e le altre spese relative ai beni materiali mobili utilizzati nelle stesse attività (progettazione e realizzazione di campionari comprese), per un massimo del 30% delle spese del personale
spese per contratti o per servizi di consulenza (ed equivalenti) per il diretto svolgimento delle sopracitate attività, nel limite del 20% delle spese del personale
Non c’è compatibilità, invece, tra il Piano Industria 5.0 e gli incentivi dedicati alla Zona Economica Speciale Unica (il cosiddetto “Bonus Sud”), istituito il 1° gennaio e che riguarda investimenti fino a 2milioni di euro effettuati in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Gli incentivi, anche in questo caso sono erogati sotto forma di credito d’imposta in percentuale variabile, dal 15 al 60%, calcolati sugli investimenti effettuati entro il 15 novembre 2024. In ogni caso andavano richiesti entro il 12 luglio di quest’anno.
Inutile dire che gli incentivi di Industria 5.0 e Industria 4.0 non sono compatibili, beneficiando lo stesso oggetto, tanto che la norma del Piano Transizione 5.0 quando deve elencare i beni materiali e immateriali ammessi all’incentivo cita direttamente quelli delle regole che l’hanno preceduta.
Tuttavia il vecchio Industria 4.0 rimarrà comunque operativo fino a fine 2025 con le regole già stabilite. Se l’investimento rientra nei beni finanziabili del 4.0, obbligo di interconnessione compresa, e prevede anche un risparmio energetico alla struttura o al ciclo produttivo, allora potrà beneficiare del 5.0. Altrimenti rientrerà negli incentivi previsti della norma precedente. Si tratta quindi di calcolare quale beneficio ha il maggior valore.
Il Piano Industria 5.0, grazie alla sua struttura flessibile e alla possibilità di cumulabilità con altri incentivi, rappresenta uno strumento fondamentale per il progresso tecnologico e il risparmio energetico delle imprese italiane.
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